(Traduction Française en fin de texte Italien)
Conosci te stesso
Ti avverto, chiunque tu sia.
Oh, tu che desideri sondare gli Arcani della Natura,
se non riuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cerchi
non potrai trovarlo nemmeno fuori.
Se ignori le meraviglie della tua casa,
come pretendi di trovare altre meraviglie?
In te si trova occulto il Tesoro degli Dei.
Oh, uomo conosci te stesso
e conoscerai l’Universo e gli Dei.
– Oracolo di Delfi
Quando conoscete voi stessi,
allora sarete conosciuti,
e comprenderete di essere figli del padre vivente.
Ma se non conoscete voi stessi,
allora albergate nella miseria,
e sarete miseria.
– Tommaso 3,4
La crisi che sta angosciando il mondo, mi stimola a riflettere sempre più intensamente sulla futilità delle mode, dell’effimero, dell’apparenza, dello spreco.
Le difficoltà mi inducono a meditare e compiere scelte, a cercare il senso essenziale della mia stessa esistenza, in relazione a me stessa e agli altri.
Cerco dentro di me e nella società qualcosa di più “vero”, che non sia misurabile solo sulla base del denaro e della capacità di possedere e ostentare “cose” (che si impossessano di me, mi obbligano a lavorare sempre più duramente per mantenerle).
Per spezzare questa schiavitù, so che è necessario tornare a dominare me stessa. Ma per fare questo è altrettanto indispensabile imparare a conoscermi realmente, intimamente.
Conoscere me stessa significa riconoscere il mio “Vero Essere”, oltre qualsiasi speculazione intellettuale o razionale, oltre qualsiasi supposizione. Significa conoscere la radice della mia esistenza, il proposito fondamentale e la mia eredità cosmica.
Conoscere me stessa, significa ritrovare tutte le mie potenzialità e possibilità.
Nell’antica Grecia “Γνῶθι σεαυτόν, gnôthi seautón”, “Conosci te stesso” era innanzitutto un richiamo a conoscere e riconoscere i propri limiti. “Conosci te stesso” significava prendere coscienza della propria fragilità e imperfezione, per potersi migliorare.
Al contrario, nella nostra società la parola d’ordine è negare ogni limitazione, cancellarla, possibilmente utilizzando qualche soluzione veloce, immediata, senza impegno.
Siamo accecati dal desiderio di raggiungere il famoso “salto quantico”, ma solo a patto di poter prendere qualche scorciatoia.
Nessuno ha più tempo per approfondire la conoscenza di sé stesso, tantomeno per indagare i propri limiti.
La verità però è che non possiamo eliminare le nostre ombre. Esse rimangono lì, anzi si ingigantiscono quando inizia a far buio, quando la vita si complica. L’unico modo per affrontarle è proiettare su di loro una luce. Così facendo le ombre svaniscono e lasciano spazio a quei tratti della nostra personalità di cui ignoravamo l’esistenza. Per questo motivo i limiti sono così importanti: solo quando decidiamo di indagarli e affrontarli possiamo scoprire la nostra reale essenza.
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Allora ho deciso di indagare da vicino i miei limiti, accettare la sfida che essi mi lanciano e vincerla con la determinazione che ho in corpo. Questo può aiutarmi ad avvicinarmi alla mia vera essenza.
Ma tutto ciò che “so” è sufficiente per indicarmi la giusta via? Sapere e conoscere sono concetti coincidenti?
Mi sono resa conto che spesso si cade vittima del proprio sapere o dei risultati positivi raggiunti lungo il percorso della vita e questo genera orgoglio mentale, saccenteria: ciò rappresenta la morte dell’umiltà, della vera comprensione e del discernimento.
Ho capito che il “Sapere” è collocato esclusivamente nella sfera intellettuale, mentre, nella sua complessità, la “Conoscenza” è quella degli Illuminati, coloro che hanno raggiunto la Luce dopo un processo di profondo cambiamento del proprio essere.
La Conoscenza vera va aldilà della parola e della logica.
Il “Sapere” è una conoscenza superficiale ed esteriore, non ha dunque in sé e per sé un valore proprio, costituisce tuttavia un primo passo nella via della “Conoscenza” superiore ed effettiva che è la saggezza.
Presupposto fondamentale per migliorarmi è dunque quello di conoscere realmente me stessa. Tale conoscenza non è uno specchio sterile, ma una tappa indispensabile del mio nuovo percorso.
Conoscere me stessa, mettendomi in discussione nella ricerca e nel dialogo, significa sostanzialmente ritrovare la mia anima e prendermene cura.
Ma come fare?
La psicologia moderna afferma che utilizziamo solo tra il 3% e il 7% della nostra reale capacità cerebrale.
Questo piccolo 3-7%, può essere ingannato, mentre il restante 97-93%, l’inconscio, essendo il riflesso di ciò che siamo realmente, non può essere mai aggirato.
Ciò significa che generalmente viviamo in una sorta di sonno… e, in questo caso, chi dorme soffre.
Nel momento in cui ne siamo consapevoli, dobbiamo desiderare e inseguire il “Risveglio”.
Riflettendo, mi sono resa conto di vivere nel mio mondo peculiare, nel mio particolare “sonno”. Sono il risultato generato dall’illusione di me stessa. Certamente, è necessario che io mi “risvegli”, ma questo avverrà solo lavorando intimamente, togliendo i veli dell’illusione, dissolvendo l’ignoranza e diventando saggia.
Il lavoro interiore che sto iniziando ad affrontare mi insegnerà a convertire l’inconscio (il 93-97%) in cosciente e ad utilizzare il mio vero potenziale interno; mi darà le chiavi per illuminare quelle zone oscure del mio essere, trasformandole in una “Casa Illuminata” in armonia con l’Universo.
Questa è la strada difficile e stretta che cercherò di esplorare. E sono consapevole che il fuoco lento a cui la materia della mia personalità verrà sottoposta, mi condurrà alla trasformazione misteriosa del corpo e il percorso sarà tortuoso e assai doloroso.
In questo particolare periodo della mia vita ho inoltre maturato la convinzione che se non ci fosse il dolore nessuno conoscerebbe sé stesso, né cercherebbe più l’anima.
Il dolore mi sta mostrando pian piano dove non cercare e cosa non essere; e quando ogni sua forma sarà dissolta e ogni vizio rimosso, mi risveglierò dal sonno della vita per contemplare la vera realtà.
Paradossalmente, sto iniziando a ringraziare il dolore, sento che senza di esso camminerei a tentoni nel labirinto dell’esistenza, e percepisco che è importante cambiare la visione e predisposizione nel viverlo.
Intuisco che la natura evolve attraverso periodi di intensa attività e riposo, seguendo un movimento apparentemente ciclico, ma che si conclude sempre con un avvicinamento al centro della vita. Sto sperimentando l’asprezza del conflitto e del dolore, ma so che troverò l’equilibrio attraverso la loro trasformazione in armonia e saggezza.
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Il “Sapere” si può insegnare mediante le parole e i libri, in quanto esso è razionale, ma la “Conoscenza” è strettamente connessa all’anima, allo spirito e alla realtà dell’Essere come totalità, come posso allora riceverla ma soprattutto prepararmi ad accoglierla?
La “Conoscenza” si riferisce a cose che non possono essere espresse con le parole, ma solamente insegnate con un metodo basato sul silenzio.
Questo insegnamento silenzioso si serve di immagini, simboli e altri mezzi, aventi lo scopo di condurmi a stati interiori che mi permetteranno di raggiungere gradualmente la “Conoscenza” effettiva. Dovrò ricercarla dunque in me stessa, poiché non può essere acquisita che mediante una comprensione personale.
Platone scrisse “tutto ciò che l’uomo impara è già in lui”, ovvero: tutte le esperienze e tutte le cose che mi circondano non sono che occasioni per aiutarmi a prendere coscienza di ciò che ho dentro di me, come se semplicemente dovessi “ricordarmi” di me stessa. Devo allora procedere nella direzione del cuore, dove trasferirò la mia coscienza per renderlo capace di giungere alla “Conoscenza” reale.
Ripensando all’oracolo di Delfi “Oh, uomo conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei” mi torna alla memoria l’identità tra il macrocosmo e il microcosmo: l’uno è l’immagine dell’altro, e la corrispondenza degli elementi che li compongono mostra che l’uomo deve innanzitutto conoscere sé stesso per potere in seguito conoscere tutte le cose, poiché, come sottolinea Platone, può trovare dentro di sé tutte le cose.
Ne consegue che la realizzazione della vera “Conoscenza” o la realizzazione dell’essere stesso, è simile alla formazione del mondo, in conformità alla corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo.
Corrispondenza che ci riporta direttamente al nostro Tempio, dove ognuno di noi opera elevando il proprio lavoro fino a renderlo armonico e concorde spiritualmente con l’altrui livello. Ciò conferisce la possibilità di legarsi ad una logica molto più grande: tutti noi rappresentiamo un microcosmo in armonia con il Tempio, che è in armonia con tutti i Templi, che sono in armonia con l’Universo.
A questo punto non mi resta che seguire i cenni e i consigli dei miei maestri, e agire quanto meglio potrò, sforzando la mia anima per giungere alla padronanza e Conoscenza di me stessa.
Paola M.
Torino, 25 aprile 2020
Connais-toi toi-même
Je vous préviens, qui que vous soyez.
Oh, vous qui souhaitez sonder les Arcanes de la Nature,
si vous ne trouvez pas en vous ce que vous cherchez
vous ne pourrez même pas le trouver à l’extérieur.
Si vous ignorez les merveilles de votre maison,
comment espérez-vous trouver d’autres merveilles?
Le trésor des dieux est caché en vous.
Oh, homme, connais-toi toi-même
et vous connaîtrez l’univers et les dieux.
– Oracle de Delphi
Quand tu te connais,
alors vous serez connu,
et vous comprendrez que vous êtes les enfants du père vivant.
Mais si vous ne vous connaissez pas,
alors restez dans la misère,
et vous serez misère.
– Thomas 3,4
La crise qui angoit le monde, me stimule à réfléchir de plus en plus intensément sur la futilité des modes, de l’éphémère, de l’apparence, du gaspillage.
Les difficultés m’amènent à méditer et à faire des choix, à chercher le sens essentiel de ma propre existence, par rapport à moi-même et aux autres.
Je cherche quelque chose de plus « réel » en moi et dans la société qui ne peut être mesuré uniquement sur la base de l’argent et de la capacité de posséder et d’afficher des « choses » (qui prennent possession de moi, me forcent à travailler de plus en plus fort pour les garder).
Pour briser cet esclavage, je sais que je dois recommencer à me dominer. Mais pour ce faire, il est également essentiel d’apprendre à me connaître vraiment, intimement.
Me connaître signifie reconnaître mon «être véritable», au-delà de toute spéculation intellectuelle ou rationnelle, au-delà de toute supposition. Cela signifie connaître la racine de mon existence, le but fondamental et mon héritage cosmique.
Me connaître signifie trouver tout mon potentiel et mes possibilités.
Dans la Grèce antique « Γνῶθι σεαυτόν, gnôthi seautón », « Connais-toi toi-même » était avant tout un appel à connaître et à reconnaître nos propres limites. «Connais-toi toi-même» signifiait prendre conscience de ta propre fragilité et imperfection, afin de t’améliorer.
Au contraire, dans notre société, le mot de passe est de refuser toute limitation, de l’annuler, éventuellement en utilisant une solution rapide et immédiate, sans obligation.
Nous sommes aveuglés par la volonté de franchir le fameux «saut quantique», mais à condition de pouvoir prendre quelques raccourcis.
Personne n’a plus de temps pour approfondir sa connaissance d’eux-mêmes, encore moins pour enquêter sur ses limites.
La vérité, cependant, est que nous ne pouvons pas éliminer nos ombres. Ils y restent, en fait ils grossissent quand il commence à faire nuit, quand la vie se complique. La seule façon de les traiter est de leur projeter une lumière. Ce faisant, les ombres disparaissent et laissent place à des traits de notre personnalité dont nous ignorions l’existence. Pour cette raison, les limites sont si importantes: ce n’est que lorsque nous décidons d’enquêter et de les affronter que nous pouvons découvrir notre véritable essence.
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J’ai donc décidé d’étudier mes limites de près, d’accepter le défi qu’ils me lancent et de le surmonter avec la détermination que j’ai dans mon corps. Cela peut m’aider à me rapprocher de ma véritable essence. Mais est-ce que tout ce que je « sais » est suffisant pour me montrer le bon chemin? Le “savoir des choses” et la “connaissance” des concepts coïncident-elles?
J’ai réalisé que nous sommes souvent victimes de nos connaissances ou des résultats positifs obtenus sur le chemin de la vie et cela génère de la fierté mentale, du saccenterie: cela représente la mort de l’humilité, de la vraie compréhension et du discernement.
Je comprends que le « savoir des choses » est placée exclusivement dans la sphère intellectuelle, alors que, dans sa complexité, la « Connaissance » est celle des ceux qui ont atteint la lumière, après un processus de changement profond de leur être.
La vraie connaissance dépasse le mot et la logique.
Le « savoir des choses » est une connaissance superficielle et externe, il n’a donc pas en soi une valeur propre, il constitue néanmoins un premier pas dans la voie de la « connaissance » supérieure et efficace qu’est la sagesse.
Une condition préalable fondamentale à l’amélioration est donc de vraiment me connaître. Cette connaissance n’est pas un miroir stérile, mais une étape indispensable dans ma nouvelle voie.
Me connaître, me remettre en question dans la recherche et le dialogue, c’est essentiellement retrouver mon âme et en prendre soin.
Mais que puis-je faire?
La psychologie moderne prétend que nous utilisons seulement entre 3% et 7% de notre capacité cérébrale réelle.
Ce petit 3-7% peut être trompé, tandis que les 97-93% restants, l’inconscient, étant le reflet de ce que nous sommes vraiment, ne peuvent jamais être trompés.
Cela signifie que nous vivons généralement dans une sorte de sommeil … et, dans ce cas, celui qui dort souffre.
Dès que nous en sommes conscients, nous devons désirer et poursuivre l ‘ »Éveil ».
En réfléchissant, j’ai réalisé que je vivais dans mon monde particulier, dans mon « sommeil » particulier. Ils sont le résultat généré par l’illusion de moi-même.
Bien sûr, il faut que je me « réveille », mais cela ne se fera qu’en travaillant intimement, en enlevant les voiles de l’illusion, en dissolvant l’ignorance et en devenant sage.
Le travail intérieur auquel je commence à faire face m’apprendra à convertir l’inconscient (93-97%) en conscient et à utiliser mon véritable potentiel interne; il me donnera les clés pour éclairer ces zones sombres de mon être, les transformant en une « Maison Illuminée » en harmonie avec l’Univers.
C’est la route difficile et étroite que je vais essayer d’explorer. Et je suis conscient que le feu lent auquel sera soumise la question de ma personnalité, cela me conduira à la mystérieuse transformation du corps et le chemin sera tortueux et très douloureux.
Dans cette période particulière de ma vie, j’ai également acquis la conviction que s’il n’y avait pas de douleur, personne ne se connaîtrait et ne chercherait plus l’âme.
La douleur me montre lentement où ne pas regarder et quoi ne pas être; et quand toutes ses formes seront dissoutes et chaque vice enlevé, je me réveillerai du sommeil de la vie pour contempler la vraie réalité.
Paradoxalement, je commence à remercier la douleur. Je sens que sans douleur je tâtonnerais mon chemin à travers le labyrinthe de l’existence, et je perçois qu’il est important de changer la vision et la prédisposition à la vivre.
Je sens que la nature évolue à travers des périodes d’activité intense et de repos, suivant un mouvement apparemment cyclique, mais qui se termine toujours par une approche du centre de la vie.
Je vis la dureté des conflits et de la douleur, mais je sais que je trouverai l’équilibre grâce à leur transformation en harmonie et en sagesse.
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« Connaître les choses » peut être enseigné à travers des mots et des livres, car il est rationnel, mais la « Connaissance » est étroitement liée à l’âme, l’esprit et la réalité de l’être dans son ensemble: comment puis-je le recevoir mais surtout me préparer à l’accueillir?
La «connaissance» fait référence à des choses qui ne peuvent pas être exprimées par des mots, mais seulement enseignées avec une méthode basée sur le silence.
Cet enseignement silencieux utilise des images, des symboles et d’autres moyens qui ont pour but de me conduire à des états internes qui me permettront d’atteindre progressivement une « Connaissance » efficace. Je devrai donc le rechercher en moi-même, car il ne peut être acquis que par une compréhension personnelle.
Platon a écrit « tout ce que l’homme apprend est déjà en lui », c’est-à-dire: toutes les expériences et toutes les choses qui m’entourent ne sont que des opportunités pour m’aider à prendre conscience de ce que j’ai en moi, comme si je devais juste me souvenir de moi. Je dois ensuite aller dans la direction du cœur, où je transférerai ma conscience pour la rendre capable d’atteindre une véritable « Connaissance ».
En repensant à l’oracle de Delphes « Oh, homme connais-toi toi-même et tu connaîtras l’univers des dieux », je me souviens de l’identité entre le macrocosme et le microcosme: chacun est l’image de l’autre, et la correspondance des éléments qui les composent montre que l’homme doit d’abord se connaître pour pouvoir tout savoir plus tard, car, comme le fait remarquer Platon, il peut tout trouver en lui.
Il s’ensuit que la réalisation de la véritable « Connaissance » ou la réalisation de l’être lui-même, est similaire à la formation du monde, conformément à la correspondance entre le macrocosme et le microcosme.
Correspondance qui nous emmène directement à notre Temple, où chacun de nous travaille en élevant notre travail pour le rendre harmonieux et spirituellement en harmonie avec le niveau des autres.
Cela donne la possibilité de se lier à une logique beaucoup plus grande: nous représentons tous un microcosme en harmonie avec le Temple, qui est en harmonie avec tous les Temples, qui sont en harmonie avec l’Univers.
À ce stade, je dois juste suivre les signes et les conseils de mes maîtres et agir du mieux que je peux, en mettant mon âme à rude épreuve pour atteindre la maîtrise et la Connaissance de moi-même.
Paola M.
Turin, 25 avril 2020
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